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Il Natale a Pompei di 2000 anni fa


IN QUESTO PERIODO SI CELEBRAVANO I SATURNALI

Il Natale così come lo festeggiamo noi, ricordando la venuta di Cristo sulla terra, ha evidentemente origini cristiane.
Anche nell’antica Roma, però, questo periodo dell’anno segnava  festeggiamenti legati a culti diversi. I Saturnali erano dedicati al dio Saturno e si tenevano dal 17 al 24 dicembre;  si trattava di una delle più importanti feste dell’antica Roma, caratterizzata da un’alta componente ludica e
dall’inversione dei ruoli sociali tra schiavi e padroni.
Questa festività nasce dagli antichi riti per la celebrazione del solstizio invernale, come quasi tutte le feste del mese di dicembre e dell’inizio di gennaio:
durante queste celebrazioni veniva commemorato il Sole vecchio che muore (dal 17 al 23 dicembre) e rinasce come Sole fanciullo (il 25 dicembre, Dies Natalis Solis Invicti).
Sono sopravvissute fino ai giorni nostri molte di quelle usanze tipiche dei Saturnali.
Gli antichi pompeiani, ad esempio, ritenevano alcune piante di buon auspicio e per questo le coltivavano davanti casa o le usavano per alcuni riti.
Erano ritenute augurali le piante i cui frutti producono molti semi o che hanno le foglie appuntite.
La pigna, la melagrana, il fico e l’uva per questo erano considerati simbolo di abbondanza: a Pompei sono raffigurati negli affreschi e ne sono stati trovati numerosi reperti.
L’abete, l’agrifoglio e il pungitopo hanno foglie appuntite: gli antichi ritenevano che sulle punte si scaricassero gli influssi negativi e per questo erano conservate fino ai nostri giorni:
così come allora a Capodanno mangiamo pinoli, melegrane, fichi secchi, uva passa e datteri e decoriamo le nostre case con l’abete, l’agrifoglio e il vischio.
L’uva passa, realizzata seccando al sole gli acini dell’uva da tavola, viene ancora oggi mangiata per buon augurio.
L’abete era un albero molto diffuso sul Vesuvio e sui Monti Lattari: nel mondo antico con i suoi rami si decoravano le case a Capodanno.
Alcuni dolci dell’epoca, infine, erano molto simili ai nostri: i mostaccioli (che allora si preparavano con ricotta, strutto e mosto, da cui il nome) e i globuli, palline di farina fritte e condite con miele, avi degli odierni “struffoli”.

Il Natale così come lo festeggiamo noi, ricordando la venuta di Cristo sulla terra, ha evidentemente originicristiane. Anche nell’antica Roma, però, questo periodo dell’anno segnava festeggiamenti legati aculti diversi.

I Saturnali erano dedicati al dio Saturno e si tenevano dal 17 al 24 dicembre; si trattavadi una delle più importanti feste dell’antica Roma, caratterizzata da un’alta componente ludica edall’inversione dei ruoli sociali tra schiavi e padroni.Questa festività nasce dagli antichi riti per la celebrazione del solstizio invernale, come quasi tutte lefeste del mese di dicembre e dell’inizio di gennaio:
durante queste celebrazioni veniva commemorato
il Sole vecchio che muore (dal 17 al 23 dicembre)e rinasce come Sole fanciullo (il 25 dicembre, Dies Natalis Solis Invicti).
Sono sopravvissute fino ai giorni nostri molte di quelle usanze tipiche dei Saturnali.
Gli antichi pompeiani, ad esempio, ritenevano alcune piante di buon auspicio e per questo le coltivavano davanti casa o le usavano per alcuni riti.
Erano ritenute augurali le piante i cui frutti producono molti semi o che hanno le foglie appuntite.
La pigna, la melagrana, il fico e l’uva per questo erano considerati simbolo di abbondanza: a Pompei sono raffigurati negli affreschi e ne sono stati trovati numerosi reperti.
L’abete, l’agrifoglio e il pungitopo hanno foglie appuntite: gli antichi ritenevano che sulle punte si scaricassero gli influssi negativi e per questo erano conservate fino ai nostri giorni:così come allora a Capodanno mangiamo pinoli, melegrane, fichi secchi, uva passa e datteri e decoriamo le nostre case con l’abete, l’agrifoglio e il vischio.
L’uva passa, realizzata seccando al sole gli acini dell’uva da tavola, viene ancora oggi mangiata per buon augurio.
L’abete era un albero molto diffuso sul Vesuvio e sui Monti Lattari: nel mondo antico con i suoi rami si decoravano le case a Capodanno.

Alcuni dolci dell’epoca, infine, erano molto simili ai nostri: i mostaccioli (che allora si preparavano con ricotta, strutto e mosto, da cui il nome) e i globuli, palline di farina fritte e condite con miele, avi degli odierni “struffoli”.

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